Janet Jackson mi vide ballare e mi offrì di fare un videoclip. Le dissi: ‘guarda che non posso lavorare, sono minorenne’. Ma lei mi rispose: ‘ti do i soldi in nero’. Ora lo posso confessare”. A parlare è Luca Tommassini, ballerino e coreografo intervenuto venerdì mattina a L’Aria che tira.

Una carriera costruita dal basso, condita di sacrifici e tantissima passione. “Sono nato in una famiglia molto umile, mia madre sognava di fare la ballerina ma non l’ha potuta fare, non aveva le possibilità. Una scuola di ballo aprì a cento metri da casa, era la scuola di ballo di Enzo Paolo Turchi. Ho iniziato così e portato avanti il mio sogno e quello di mamma“.

Tommassini racconta di aver iniziato a lavorare già ad 11 anni, dopo aver abbandonato anzitempo la scuola:

“Dovevo aiutare mamma, papà ci aveva abbandonati. Ho messo da parte un po’ di soldini e a 16 anni sono partito. Ho preso il mio primo aereo, ho investito tutti i soldi per il volo per New York, son partito da solo, non parlavo inglese. Sul volo piansi, all’inizio fu una storia un po’ disperata”.

In America però fa incontri importanti. “Avevo conosciuto ballerini americani in Italia, mi hanno ospitato nelle loro case a New York e Los Angeles. Mi sono fatto il culo, ho iniziato a studiare, a frequentare scuole di ballo, aspettavo che aprissero ed ero l’ultimo ad uscire. Ho iniziato a studiare come un matto”.

Inevitabile uno sguardo sul presente, con la crisi del settore aggravata dalla pandemia:

“Si sono spenti i sogni e le vite di tanti”, ammette Tommassini. “Molte persone non torneranno più a fare il loro lavoro. Molti amici hanno abbandonato Roma e Milano per tornare a vivere con i genitori. Sono persone disperate, nessuno si è ricordato di loro. Io sono fortunato, lavoro”.

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luca tommassini

ultimo aggiornamento: 30-04-2021


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