
Segnatevi queste date sul calendario: non si pagheranno più tasse - Gossipblog.it
Tanti italiani possono cerchiare questa data in rosso sul calendario: stop a tasse, cartelle, multe, contributi e tributi.
Le tasse, per diversi motivi, possono mettere spalle al muro tanti italiani. Le scadenze di luglio, inoltre, rappresentano un momento complicato per tanti lavoratori – come ad esempio quelli per le partite Iva – e rischiano di rovinare l’estate a molti.
Non tutti però sanno che, oltre alle precise scadenze, la legge impone dei limiti di tempo oltre i quali il Fisco non può più chiedere il pagamento delle tasse. Sono i famosi termini di prescrizione che, però, variano in base all’imposte, ma è fondamentale conoscerle tutte per potersi regolare di volta in volta.
Quando scatta la prescrizione per queste tasse
Le imposte si sa, variano, ma è importante capire quando vanno in prescrizione, ovvero quando il Fisco non può più richiederne il pagamento al cittadino. Ma partiamo dalle cartelle esattoriali e, soprattutto, impariamo a distinguere tra la “decadenza” e la “prescrizione”: nel primo caso è una sanzione prevista per non aver esercitato un’azione necessaria per acquisire un diritto, mentre nel secondo caso rappresenta una sanzione per l’Ente di riscossione per non aver esercitato un diritto nei termini prestabiliti dalla legge.
Quindi si decade se entro le scadenze non viene comunicato alcuni atto (avviso o cartella), se invece cade in prescrizione si estingue azione e anche diritto: un credito prescritto si considera del tutto estinto. In questo caso il termine di prescrizione è di 10 anni, per le sanzioni e gli interessi (ovvero gli “accessori”) è di 5 anni. Anche il canone Rai si considera prescritto dopo questo tempo, calcolando dalla fine di gennaio dell’anno di cui fa riferimento la tassa.
Un nodo spinoso sono i contributi INPS e INAIL, dal momento che variano in base al periodo di riferimento. Questi contributi, che includono anche quelli del Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti e altre gestioni pensionistiche obbligatorie, si considerano prescritte in 10 anni se anteriori al 1 gennaio 1996. Sempre 10 anni in caso di mancato versamento dei contributi denunciato dal lavoratore o dai suoi eredi, 5 anni per i contributi post 1 gennaio 1996. Va ricordato che se la cartella di pagamento è divenuta definitiva il credito si prescrive sempre in 5 anni.

I contributi invece dovuti dagli artigiani, dai lavoratori autonomi iscritti alla Gestione Separata e dagli esercenti delle attività commerciali cadono in prescrizione dopo 5 anni. Ma attenzione: le sanzioni applicate in caso di mancato o ritardato versamento dei contributi si prescrivono dopo 10 anni.
Passiamo ad altri tipi di imposte, come IVA, IRPEF E IRAP: i termini ordinari sono di 10 anni, mentre per quanto riguarda IMU, TARI e TASI, il termine di prescrizione è di 5 anni. Le multe per violazione del Codice della Strada, invece, si prescrivono in 5 anni – iniziando il conteggio dal giorno dell’infrazione – mentre il bollo auto si prescrivo a 3 anni partendo dal terzo anno successivo a cui si riferisce la tassa. I crediti di lavoro, nei quali rientrano 13esima, 14esima, premi di produzione, TFR, straordinari e altro, si prescrivono in 10 anni.