Senena Doe, collaboratrice di Selvaggia Lucarelli, è stata accusata di bullismo e omofobia per una chat Telegram. Ora risponde alle accuse.
Serena Doe, al centro di un ciclone mediatico, risponde alle accuse di bullismo e omofobia. La social media strategist e collaboratrice di Selvaggia Lucarelli ha finalmente rotto il silenzio su Instagram, spiegando la sua versione dei fatti riguardo al controverso gruppo Telegram.
Scopriamo qual è stata la sua versione dei fatti.
Serena Doe risponde alle accuse
Serena Doe, nome d’arte di Serena Mazzini, collaboratrice di Selvaggia Lucarelli, è stata recentemente travolta dalle accuse di bullismo e omofobia. La polemica è esplosa dopo che le attiviste Valeria Fonte e Carlotta Vagnoli, insieme al fotografo Flavio Pagano, l’hanno accusata di aver creato un gruppo Telegram per diffondere contenuti sessisti e denigratori.
In una serie di Instagram stories, Serena Doe ha confermato l’esistenza del gruppo Telegram ma ha negato le accuse di dossieraggio e comportamento inappropriato. “Il gruppo era composto principalmente da amici e trattava di argomenti personali, come ricette e foto dei nostri animali” ha spiegato. “Non c’era alcun intento di bullismo o omofobia“.
“Nessun dossieraggio: i materiali che commentavamo erano tutti presi dai social. Il gruppo è stato chiuso un mese fa. Un tempismo perfetto per “far uscire” tutto ora” rivela la Doe.
Le accuse contro Serena Doe
Valeria Fonte, la prima a muovere le accuse. “Ieri pomeriggio scopro che Serena Mazzini, che oggi annuncia la cancellazione del suo profilo, ha fatto parte di un gruppo Telegram (fondato dai suoi adepti) in cui ha condiviso senza consenso mie chat private, mie foto per amici stretti, tra cui una foto aftersex, con annessi commenti misogini. Un gruppo con 70 persone che mi hanno visto seminuda senza che io abbia avuto scelta, che hanno letto le mie chat private. Sapete che mi ricorda? I fantomatici gruppi Telegram degli incel” aveva annunciato.
Carlotta Vagnoli ha aggiunto ulteriori dettagli, descrivendo il gruppo come uno spazio di odio e denigrazione.
Il fotografo Flavio Pagano ha avvertito che la questione potrebbe finire nei tribunali, dato il livello di diffamazione e sessismo riscontrato nei messaggi del gruppo.
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