Giovanni Allevi dopo due anni di assenza dalle scene è tornato a suonare davanti al pubblico al Festival di Sanremo.
Grande commozione durante la seconda serata del Festival di Sanremo che ha visto il ritorno davanti al pubblico di Giovanni Allevi, dopo due anni di assenza, a causa della malattia che lo ha colpito.
Nel 2022 Giovanni Allevi era stato colpito da un mieloma, “una neoplasia dal suono dolce”: così aveva comunicato sui social la sua malattia. Da quel momento, il pianista ha tenuto aggiornati i fan attraverso messaggi.
Il monologo di Giovanni Allevi
Giovanni Allevi emozionato sul palco inizia il suo monologo affermando: “All’improvviso mi è crollato tutto, non suono più il pianoforte davanti ad un pubblico da quasi due anni, il mio ultimo concerto a Vienna il dolore alla schiena era talmente forte che all’applauso finale non riuscivo ad alzarmi dallo sgabello e non sapevo ancora di essere malato, poi è arrivata la diagnosi pesantissima, ho guardato il soffitto con la sensazione di avere la febbre a 39 per quasi due anni, ho perso tanto, il mio lavoro, i miei capelli, ma non la speranza di immaginare, era come se il dolore mi porgesse inaspettati doni. Quali? Vi faccio un esempio, non qualche tempo fa durante un concerto ho notato una poltrona vuota, come una poltrana vuota? Mi sono sentito mancare, eppure all’inizio ho fatto concerti anche davanti a 15 persone, oggi dopo la malattia non so cosa darei per suonare davanti a 15 persone”.
Ha poi continuato: “
I numeri non contano, sembra paradossale detto da qui, perché ogni individuo è unico, irripetibile e a suo modo infinito. un altro dono: la gratitudine nei confronti della bellezza del creato, non si contano le albe e dei tramoti che ho ammirato da quelle stanze di ospedale, il rosso dell’alba e dei tramonti sono diversi. IL talento dei medici, degli infermieri e di tutto il personale ospedaliero, la riconoscenza per la ricerca scientifica senza la quale non sarei qui a parlarvi, la riconoscenza per la mia famiglia, per la forza, l’affetto e l’esempio che ricevo dagli altri pazienti. I guerrieri, così li chiamo, magari cerchiamo un altro termine, ma non mi viene in mente niente, e lo sono anche i loro familiari, lo sono anche i genitori, i genitori dei piccolo guerrieri. Ora come promesso, li ho portati tutti con me”.
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