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Arisa: “Ho subito bullismo. Noi famosi non siamo bionici”

Il bullismo, la canzone significativa e l’accettazione di se stessa: Arisa si racconta a 360° in una lunga intervista intima.

Una lunga intervista a Repubblica per parlare di bullismo e non solo. Arisa si racconta e lo fa in riferimento al “dono” di una sua canzone ‘Canta ancora’ per film ‘Il ragazzo dai pantaloni rosa’, che racconta del caso di cyberbullismo che ha spinto il giovane Andrea Spezzacatena a togliersi la vita a 15 anni. La cantante ha spiegato di essere stata anche lei vittima di bullismo e di aver avuto diversi momenti di difficoltà nel corso della sua vita.

Arisa e il bullismo

L’intervista si è focalizzata sulla canzone che Arisa ha “donato” al film ‘Il ragazzo dai pantaloni rosa’, su Andrea Spezzacatena. La cantante ha spiegato: “Mi chiedono molto brani per il cinema, ma spesso i copioni mi lasciano l’amaro in bocca. Quello di Roberto Proia mi ha fatto piangere tantissimo. È un’esperienza che ricordo con grande intensità, l’essere a scuola, scoprire che la fiducia che riponi in qualcuno viene tradita. Ho rivissuto le piccole cose che accadono agli adolescenti”.

In questo senso la domanda diretta sul bullismo è arrivata anche all’artista: “Se ne sono stata vittima? Sì, ma sono sempre stata fatalista, anche rispetto alle cose negative. Mi dispiace che Andrea non ce l’abbia fatta. Spero che attraverso questo film tanti ragazzi, che si sentono in difficoltà in questa società che ci vuole tutti uguali, possano trovare la forza per amarsi, andare avanti”.

Essere se stessi: l’accettazione

Nel corso dell’intervista Arisa ha sottolineato il significato di tale brano facendo riferimento anche a quanto vissuto da lei in prima persona. La brava cantante ha spiegato di aver scritto il testo “quando mia madre non stava bene. La gente immagina che noi personaggi famosi abbiamo vite bioniche, invece abbiamo famiglie, una vita normale, siamo fatti di carne, ossa e ciccia. E cellulite. Quando mia mamma non stava bene non sapevo come affrontare la cosa. Difficile diventare genitori dei genitori, anche perché loro non te lo permettono. Non sai come stargli vicino, anche se li ami”.

“La canzone dice questo: se potessi solleverei tutte le tue pene. Nella sceneggiatura ho letto il profondo legame tra Andrea e la madre Teresa. È strano che la canzone l’abbia scritta nel 2012, quando è morto Andrea. L’ho immaginato innamorato di una madre non amata dal marito come meriterebbe, dirle: prenditi cura di te, sei bella ancora, canta ancora. Per tramutare il dolore in resurrezione: con il film Andrea risorge nei ragazzini che non avranno più paura di essere sé stessi”.

Bianca Gallo

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